GEORGES PEREC - 1978
Recensione
“Si può guardare il pezzo di un puzzle per tre giorni di
seguito credendo di sapere tutto della sua configurazione e del suo colore,
senza aver fatto il minimo passo avanti: conta solo la possibilità di collegare
quel pezzo ad altri pezzi”.
È proprio dalla descrizione minuziosa dell’arte
di comporre puzzle che Perec proietta il lettore in quello che è probabilmente uno
dei romanzi più ricchi e complessi dal punto di vista narrativo e descrittivo.
L’autore immagina di sezionare un edificio a Parigi (situato in un’immaginaria
Rue Simon-Crubellier al numero 11) per narrare le vicende e le storie
dei suoi inquilini. Lo schema narrativo è incredibilmente ingegnoso: 10 stanze
per 10 piani che vengono “toccate” seguendo uno schema a L, che prende spunto
dal movimento del cavallo nel gioco degli scacchi. In questo modo si entra pienamente nelle vite di tutti i numerosi personaggi
introdotti durante questo percorso immaginario tra le mura dello stabile. Praticamente
infiniti sono gli intrighi, le relazioni, gli aneddoti raccontati; ogni
personaggio rappresenta una storia a sé che riempirebbe a sua volta pagine di un
altro romanzo che nulla avrebbe a che fare con questo. Al tutto si aggiunge uno stile di scrittura
limpido, a tratti esilarante, con una dovizia di particolari descrittivi maniacale
di cui Perec è stato indubbiamente maestro. Ogni personaggio dunque, con la sua
storia, è un piccolo tassello che va a comporre un meraviglioso e intricato puzzle. Italo Calvino lo definì un iper-romanzo nonché “l’ultimo
vero avvenimento nella storia del romanzo”.
La mia prossima lettura! :-)
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